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Di quando odiavo leggere

  • Immagine del redattore: Valentina  Bertipaglia
    Valentina Bertipaglia
  • 20 giu 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

No, in verità non odiavo leggere.

Ma odiavo dover leggere.

A scuola, i libri scelti per noi dall'insegnante, o nell'ora di lettura condivisa, in cui si leggeva lo stesso libro, a tema scelto dalla prof, ovviamente, ad alta voce, uno per volta.

Non sono mai riuscita a finire uno, dico uno, di quei libri; e quando gli altri leggevano ad alta voce, io ero andata avanti già di una ventina di pagine.

Ricordo di non essere mai riuscita a finire di leggere Piccole Donne. O quando la prof mi fece leggere La fattoria degli animali "perché a te piacciono gli animali" e ci misi due mesi per finirlo, ovviamente delusa dal fatto che non parlasse di animali. Gli altri nemmeno li ricordo.

Quindi, mi sono avvicinata alla lettura e ai libri per davvero solo una volta iniziate le scuole superiori. Non c'era più nessun obbligo, nessuna imposizione.


Non ricordo di preciso quando ho iniziato a leggere per davvero, per me stessa, ma ricordo con quale libro: Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.

Avevo visto i primi due film al cinema e, curiosa di sapere come proseguisse la storia, decisi di leggere il terzo libro.

È stato in quel momento, che mi sono sentita come a casa.

Perché io, in quel periodo, una casa non l'avevo, non più. Quand'ero in prima media, ho dovuto abbandonare la casa dove sono cresciuta, quella della mia infanzia, per via del divorzio dei miei genitori.

Io, mia madre e mio fratello siamo andati a vivere dalla nonna materna. Sarebbe dovuta essere una sistemazione temporanea, che poi è durata invece sette anni.

Non avevo più una cameretta per me, dormivo insieme a mia nonna, nella sua camera, aspettando il momento in cui finalmente ne avrei avuta una nuova.

Ho passato gli anni a collezionare oggetti che poi mettevo da parte per quel giorno, e in seguito, ho collezionato libri, tenendoli chiusi in un mobile, in attesa che arrivasse il giorno in cui avrei potuto metterli in ordine dentro a una libreria.

Ma anche se non avevo spazio dove metterli, da quel giorno i libri hanno avuto un solo significato.

Leggere, chiudermi nel mondo delle parole ed escludere il resto.

Mentre leggevo, ero me stessa, ero a casa.

 
 
 

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