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La strada verso il grande sogno è fatta di tanti piccoli sogni

  • Immagine del redattore: Valentina  Bertipaglia
    Valentina Bertipaglia
  • 5 lug 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

Quando ho capito che volevo fare la scrittrice, ho capito due cose: la prima, che dovevo leggere, leggere, leggere tanto per imparare, e poi esercitarmi; la seconda, che avevo scelto (o non scelto) chiaramente la scuola superiore sbagliata.

Ma ormai, per la seconda, potevo farci poco.


Dopo quell'epifania, è stata dura accettare di dover proseguire degli studi che non facevano

per me, e col tempo il mio odio per le materie economiche è aumentato - l'unica cosa che ho imparato e che mi è stata utile in quella scuola è stato imparare a scrivere con tutte e dieci le dita senza mai guardare lo schermo del pc. A tenermi a galla, c'è sempre stata una piccola ma grande, solida sicurezza: sarei diventata scrittrice. Era una visione fulgida come una stella, e illuminava anche le giornate più buie. Non finiva tutto lì, con la scuola superiore, una volta diplomata avrei sempre potuto iscrivermi all'università, a Lettere Moderne. E cosi, ho iniziato a scrivere. Dapprima su di un taccuino, una storia d'amore ambientata tra i banchi di scuola: la protagonista si innamorava del figo di turno, ovviamente, il più bello e impossibile. Scrivevo un capitolo, e il giorno dopo lo leggevo alle mie amiche di scuola. Poi, sono passata a scrivere al computer, e sempre per esercitarmi, ho scritto una fanfiction di Final Fantasy X, un romanzo intero. E ho letto, tanto. Ammirare le parole altrui ha mantenuto viva la luce del mio sogno. E dopo anni, quando all'esame di maturità, il docente esterno di Lettere e Presidente della commissione mi ha chiesto "signorina, lei ha preso il massimo del punteggio nel tema di Italiano, e io stesso le faccio i complimenti; che cosa ci fa quindi, in questa scuola?", io ho sospirato e ho risposto: "non lo so, ma so che voglio fare la scrittrice". Mi diplomai con 80. Davanti a me, c'era finalmente quel "dopo" tanto atteso.

Avevo una cosa sola, in testa, l'università. Fu allora che incontrai un grande ostacolo verso il mio sogno. Mia madre.

 
 
 

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