Ho sempre paura. Paura di non essere abbastanza brava a scrivere. Paura di aver sempre sognato qualcosa che era solo nella mia testa, paura di non avere talento.
La verità è che sono vecchia.
Rispetto a quando ho iniziato a scrivere il mio primo romanzo, ho 11 anni in più.
E undici anni pesano sul cuore.
Quando ero poco più che ventenne, non avevo paura. Credevo nel vero amore, non mi preoccupavo del giudizio altrui, e soprattutto credevo nel mio sogno, credevo in me stessa.
Ora, invece, un giorno si e uno no penso "ma dove voglio andare", "non so scrivere", "forse è meglio che mollo".
Perché non è facile dimenticare chi e quello che ci ha ferito in passato, e non è facile dimenticare le ferite, non è facile dimenticare i pezzi rotti che ho dovuto raccogliere in questi anni.
Alcune ferite rimangono dentro, sedimentano col tempo, rimangono nel cuore. Uno pensa di averle dimenticate, e poi invece si fanno sentire, come le vecchie cicatrici quando piove.
A me succede ogni volta che mi metto a scrivere, ogni volta che penso a un nuovo romanzo.
I dubbi mi assalgono come lupi inferociti, dilaniandomi il cuore. Anche adesso, soprattutto adesso, che sto riscrivendo il mio primo romanzo.
Quel romanzo tanto complicato, che mi ha segnata cosi tanto.